Souvenir di dolcezza
Viaggio dolce in Sicilia. E non provate a contare le calorie.
Sicilia la dolce, anzi dolcissima: un trionfo barocco di forme, colori e sensazioni Qui la tradizione dolciaria è talmente articolata e importante che i pasticceri diventano figure mitiche, da nominare con reverenza.
I pasticceri profeti
Una delle figure mitiche della pasticceria siciliana è Corrado Assenza "profeta" nell'uso di materie prime assolutamente naturali per la pasticceria. Il suo campo base è il Caffè Sicilia in corso Vittorio Emanuele 125 a Noto. Un piccolo ex laboratorio di confetteria un tempo di proprietà di sua zia, a pochi passi dalla cattedrale. In lui c'è il desiderio di trasmettere sensazioni ed emozioni di questo territorio barocco dando la prima e ultima parola alla qualità assoluta dei prodotti.
L'imbarazzo della scelta è d'obbligo ma il "souvenir" da portare a casa potrebbe essere un carico di Crema di Pistacchio di Bronte, marmellata di pompelmi rosa e il Torrone morbido di mandorla di Noto. Mentre impacchettano ci si può concedere un cannolo freschissimo o una "degustazione di granite".
Un altro nome illustre è quello di Salvatore Cappello che dirige insieme al figlio la Pasticceria Cappello in via Colonna Rotta 68 a Palermo. L'amore di Salvatore Cappello per l'arte dolciaria è diventato una passione di famiglia e si esprime sia nella dimensione del cioccolato, famosa è la sua torta Kenia a base di cioccolato e caffè, sia nella pasticceria tipica palermitana. Da provare freschi sul posto gli "sfinci di Cappello", una versione golosa delle tradizionali Sfingi di San Giuseppe, grossi bignè farciti con una crema di ricotta fresca, pezzetti di cioccolato, arancia candita e pinoli.
I dolci sacri
Per tornare dal viaggio con un po' della magia di colori e sapori di questa regione basta acquistare la variopinta "Frutta Martorana", realizzata in marzapane e detta anche "pasta reale". L'invenzione di questo dolce si deve alle monache del convento benedettino fondato nel 1193 dalla nobildonna Elisa Martorana. In suo onore i dolci che le suore modellavano con il marzapane e coloravano con tinte vegetali, imitando i frutti di cui è ricca la Sicilia, vennero chiamati "della Martorana". Il successo di queste preparazioni fece sì che la corporazione dei Confettari ne volesse il monopolio assoluto. Ci riuscirono nel 1575 quando alle monache fu proibita la preparazione della Frutta di Martorana perché causava troppo distrazione alla loro vita di preghiera.
La tradizione pasticcera siciliana porta con se frammenti di storia ufficiale e pezzi di vissuto di persone come Maria Grammatico, pasticcera a Erice con una storia da romanzo dietro le spalle. A 11 anni entrò in un convento di clausura dove le monache preparavano dolci e biscotti secondo antiche ricette. Dopo qualche anno Maria decise che il convento non faceva per lei ma intanto aveva imparato l'arte pasticcera e aprì il primo negozio.
Per comprare i dolci dei conventi oggi si va da La Pasticceria da Maria e L'antica Pasticceria del Convento, entrambi condotti ancora dalla instancabile Maria, la cui abilità è diventata famosa anche oltreoceano. Tra i dolci tipici di Erice impossibile non mettere in valigia almeno un sacchetto di "Mustaccioli delle Monache" a base di zucchero, mandorle e chiodi di garofano.
Sulle orme del Gattopardo
Per concludere la carrellata di dolcezze siciliane bisogna citare le "Minne di Sant'Agata", quelle che il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa definiva "impudiche paste delle vergini". Pittoreschi e forse un po' inquietanti, questi dolci rotondi fatti di ricotta e ricoperti di glassa con una ciliegia candita al centro ricordano il martirio del taglio delle mammelle subito da S. Agata patrona di Catania. Seguono la ricetta tradizionale quelli della Pasticceria Savia di via Etnea 302.
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